venerdì 5 agosto 2011

Polarità degli Archetipi in Psicologia Analitica

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                Gorgone Medusa
Ogni qualvolta si decida di affrontare la fenomenologia di un archetipo,sarà opportuno metter mano allo studio delle polarità nella Psicologia Analitica, giacché ogni Archetipo va osservato nella sua forma polare di scissione" (J. Hillman, Adelphi,1999). Puer/Senex; Anima/Animus; Grande Madre nei suoi caratteri Elementare/Trasformatore; Ascesa/Caduta; ecc.
Nel pensiero junghiano le polarità ricorrono frequentemente, molto più di quanto non sia osservabile in qualsiasi altra teoria psicologica. Per quanto va anche detto che Jung si avvale di altri modelli esplicativi della struttura psichica, come ad esempio, la Teoria della stratificazione (Schichtentheorie). il processo di individuazione, uno schema di gerarchie descrivente i vari livelli della psiche, inoltre usa un "modello organismico- funzionale per spiegare  gli aspetti evoluzionistici, evolutivi e trasformativi della psiche" (J,Hillman, cit.). Comunque sia, il modello  di gran lunga preferito da Jung, rimane quello degli Opposti Polari.
Difatti nella sua teoria questo modello è alla base delle sue idee psicologiche, le più importanti. Brevemente possiamo dire, seguendo una sintesi proposta da Hillman, che:

> 1 la psiche è suddivisa innanzitutto in Coscienza e Inconscio e si trovano in relazione tra loro in un rapporto di compensazione;
> 2 l'energia psichica fluisce tra due polarità che si caratterizzano mediante coppie di opposti;
> 3 la psiche segue gli orientamenti: introversione e estroversione e le quattro funzioni psicologiche descritti per coppie antietiche;
> 4 seguendo il modello di comportamento istintuale e immagine archetipica osserviamo che rappresentano i due estremi polari di un continuum;
> 5 i tanti temi ricorrenti nella teoria e pratica analitica di Jung sono espressi per antitesi : logos/Eros, Potere/Amore, Io/Ombra, Razionale/Irrazionale, Sessualità/Religione, Contenitore/Contenuto, Individuale/Collettivo, ecc;
> 6 negli scritti di Jung, e nel corso della pratica terapeutica, la polarità è di rilevante importanza, perché è intesa come processo dialettico. La ritroviamo in maniera esplicita nella sua autobiografia (Ricordi, sogni  riflessioni) quando fa riferimento alla "personalità numero uno" e "personalità numero due";
> 7 infine, non possiamo dimenticare che negli ultimi anni della sua vita, il tema centrale è la polarità Maschile/femminile, nonché la sua unione nelle varie trasformazioni alchemiche.
Comunque, sempre, per la psicologia le due polarità primariamente importanti sono coscienza e inconscio, "siano questi intesi come aree topologiche, come modalità dell'essere, o come descrizioni aggettivali dei contenuti mentali e del comportamento. Per la psicologia, tutte le polarità sono subordinate a questa suddivisione primaria" (J.Hillman, cit.)  ...........
Dr.ssa Donatella Steck

In Teoria generale delle nevrosi (1915-1917 ), Freud mise esplicitamente in rilievo che il conflitto patogeno nevrotico non doveva essere scambiato per una mera lotta tra impulsi psichici risiedentisi nello stesso terreno psicologico, ma andava visto come un contrasto di forze: una che si approssima al livello del preconscio e del conscio, l'altra che resta trattenuta nell'inconscio.
Anche per Jung -che continuava  a riferirsi alle eccezionali scoperte di Freud - il conflitto sorgeva dalla tensione tra opposti (antitesi affettiva), tra etica e sessualità, tra desideri individuali e costumi collettivi, tra natura e spirito, riconoscendo che il conflitto era la precondizione di ogni nevrosi. Tuttavia, a differenza di Freud, vedeva il conflitto più come un evento che doveva essere compreso soprattutto nella sua relazione con la psiche normale. In altri termini, Jung si accostò alla nevrosi sempre dal pdv della personalità totale, perciò il conflitto per lui, era un aspetto inevitabile della vita e dei processi di sviluppo, e non doveva essere, necessariamente, interpretato come negativo. A questo punto (Simboli della trasformazione-1915-1952), egli sottolineò la tensione tra crescita e desiderio di morte, tra "non-volere" e "volere",  fondamentale per la struttura della personalità.
In questo stato di tensione, la polarità della psiche non appare solamente sotto forma di opposizione tra interno/esterno, volontà/non-volontà, coscienza/inconscio, ma anche come dinamismo di fasi di movimento  e contromovimento del ciclo vitale. Soprattutto il conflitto è un fenomeno profondamente radicato nella condizione umana e caratterizza tanto la psiche "malata" quanto quella "normale". 
Jung osservò che il grado di dissociazione era un criterio per definire lo svilupparsi del conflitto nevrotico, in linea di massima, nella misura in cui l'unità degli opposti era raggiunta, il conflitto riprendeva la strada della normalità, mentre più  si separavano (gli opposti) tendendo a creare "disaccordo tra loro", con maggiore probabilità si verificava una nevrosi.
La dissociazione della psiche è lo stato nel quale i poli opposti sono "tenuti separati da forti barriere emotive" (Energetica psichica,1928), e Jung rinvenne nel conflitto nevrotico, una tensione di polarità  in opposizione "in cui gli opposti erano rappresentati da due frammenti di personalità, ciascuno con tutte le sue caratteristiche, anche se l'unità della personalità totale non veniva comunque meno" (L.Frey-Rohn, Conflitto psichico e complesso, 1984).
La dissociazione della psiche nella psicosi mostrava, invece, altre caratteristiche, essenzialmente differenti, cioè assumeva una configurazione in cui si potevano scorgere solo frammenti di formazioni di personalità, ossia vestigia di significato (Jung, 1936 Determinanti psicologiche del comportamento umano, vol 8).
Così prende sempre più corpo la Teoria dell'energia: la tensione degli opposti, infatti, rappresentava un principio essenziale della teoria, dei cambiamenti e delle trasformazioni della libido e, in particolare, dell'origine dei simboli. Gli opposti sono un fenomeno che comprende le due polarità di pulsione e spirito, e ciò che nella vita umana si presenta si manifesta come opposizione, non è che l'espressione di un principio originale pertinente alla totalità della psiche.
In Tipi Psicologici (1921) Jung descrisse l'interazione tra gli opposti,  e la tendenza a trasformarsi l'uno nell'altro (concetto di enantiodromia legge in cui Eraclito aveva dimostrato la legge del contromovimento secondo la quale ogni cosa sfocia prima o poi nel suo contrario) deve essere compresa come un'espressione della polarizzazione dei contenuti psichici.
La separazione costantemente ripetuta di ciò che è unito -polarizzazione degli opposti - è una caratteristica della realtà vivente, tutta l'attività umana è determinata da tendenze antagoniste e dalla tendenza all'equilibrio tra gli opposti (legge dell'autoregolazione), vale a dire che la psiche non mostra soltanto una tendenza alla polarizzazione ma anche un'inclinazione a raggiungere un equilibrio: la psiche si autoregola.
Ogni qualvolta sono all'opera processi creativi, si può constatare la comparsa sia del potenziale degli opposti sia la tendenza all'equilibrio. Non solo i prodotti della civiltà, ma anche le idee religiose, le creazioni intellettuali possono essere compresi come risultato di una profonda tensione tra natura e spirito.
Va ricordato che Jung fece risalire l'origine della tensione degli opposti alla primissima infanzia, ponendo le basi dell'esistenza umana nella disposizione germinale e in ciò la sua concezione coincideva con quella di Freud, ma va altresì sottolineato che per Jung, la disposizione germinale non si limitava a esprimere le tensioni tra pulsioni, ad esempio tra l'istinto dell'Io e la pulsione sessuale, ma era portatrice di una "mostruosa incongruenza", profondamente radicata nell'eredità ancestrale.
I fenomeni di polarizzazione ed equilibrio degli opposti hanno maggiore importanza nella seconda metà della vita, cioè dopo i 35 anni di età. ........
Dr.ssa Donatella Steck
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