lunedì 25 aprile 2011

Femminile Perduto: memorie in un mondo smemorato

Nelle antiche civiltà primitive non esisteva distinzione tra "fatto" oggettivo e "superstizione" soggettiva, perché il fattore soggettivo - psichico - veniva da esse percepite come facente parte dell'oggetto, in altre parole, l'elemento soggettivo era proiettatto nell'oggetto.
I miti e i rituali delle antiche religioni rappresentano una ingenua proiezione di realtà psicologiche, non sono distorti dalla razionalizzazione, perché per quanto attiene alle questioni relative al regno dello spirito (regno psicologico), i popoli primitivi e quelli dell'antichità non pensavano, ma percepivano con il senso interiore, noi diciamo intuitivo, ma che non era sottoposto a censura.
Esistono in ciascuno di noi importanti leggi interiori e, mai come oggi, hanno bisogno di rinnovate esplorazioni: Principi maschile e femminile.
Certo l'uso del termine "legge" non rende bene l'idea di "essenza" interiore che è inerente alla natura delle cose e funziona  in modo pressocchè infallibile.
Negli uomini e nelle donne che si sono ribellati agli dei, che hanno sfidato più di una legge di natura, questi principi sono ancora attivi e operanti. Nonostante la sua sciocca pretesa di dominio sulla natura, l'uomo è capace solo di imbrigliare se stesso perdendo di vista questi fattori così decisivi per il suo equilibrio.
Nella cultura occidentale, con la rivoluzione femminile si è verificata una frattura che sembra, apparentemente, insanabile e se la donna, estasiata dalla propria capacità di essere riuscita a mascolinizzarsi, non recupera il suo principio femminile non sarà facile superare l'infelicità e l'instabilità emotiva.
Sentiamo troppo spesso affermazioni del tipo: tra uomini e donne non esistono differenze sostanziali salvo quella biologica. Nulla di più errato.
Se la donna non è più in contatto interiore con il principio femminile -è il principio della relazione, l'Eros - non sarà capace di padroneggiare quello che in fin dei conti è il regno femminile, cioè i rapporti umani.
Poche donne ci pensano, ma il rifiuto del principio femminile è la causa di acute sofferenze sia sul piano personale che su quello della propria esistenzialità (molte nevrosi e malattie psicosomatiche sono correlate a ciò).
Il simbolo che più di tutti gli altri e nel corso dei tempi ha significato la donna, nella sua differenza dall'uomo, specificamente e distintamente femminile in contrasto con la mascolinità di lui, è la Luna.
Nel mito e nella leggenda, nei racconti e nella poesia, tanto moderni quanto classici, da tempo immemorabile, la Luna ha rappresentato la divinità della donna, il principio femminile, esattamente come il sole (gli eroi ad esso collegati), simbolizzava il principio maschile. Così, per l'uomo primitivo, per il poeta, per il sognatore, per il visionario, di allora come di oggi, il Sole è maschile e la Luna femminile.
In connessione alla fertilità e successivamente come dea, la Luna all'inizio è stata considerata in tutti i tempi fino all'epoca attuale, in un peculiare rapporto con le donne: essa è fonte e origine della loro capacità di generare bambini, dea che le protegge e veglia su tutte le cose che le riguardano da vicino.
E' vero, sono credenze, ma sono estremamente diffuse e possono essere ritrovate in quasi tutto il mondo e ci sono arrivate fin dai tempi più remoti. Da Sumeri, da Babilonesi, Egizi, Indiani, Nord e Sud America, Africa, Polinesia, Popolazioni Aborigene dell'Asia, popolazioni della Groenlandia, Cina, Mongolia, Arabia, Siria, Grecia antica, Roma antica, popolazioni Celtiche dell'Europa settentrionale; queste credenze sulla Luna sono incorporate nel centro stesso della loro struttura religiosa e misterica.
Appare chiaro, perciò, che dare più di uno sguardo al simbolismo della Luna possa solo aiutarci a comprendere la natura di questo principio della donna che, nella nostra vita di persone tecnologicamente avanzate, è stato relegato nell'oblio e nel regno delle cose decadute. Va da sé l'essenzialità del recupero della memoria.
Ritornare all'antica differenziazione di maschio e femmina non significa finire nelle "caverne", significa riappropriarsi di tutti quei simboli che nascono dalle profondità dell'inconscio e la cui eterna realtà l'abbiamo sotto gli occhi nella nostra esperienza quotidiana: La grande luce che regola il giorno, la ragione e l'intelletto, e la piccola luce che governa la notte, le oscure percezioni dell'intuitivo mondo interiore.
Secondo le credenze dei popoli più antichi e più primitivi, la Luna è una presenza benefica la cui luce è considerata favorevole e indispensabile per la crescita. E' una forza fertilizzante, fa germinare i semi e crescere le piante; senza il suo aiuto gli animali non potrebbero generare i cuccioli e le donne non potrebbero avere bambini. Nei paesi a clima molto caldo il Sole è una forza ostile alla vita, brucia e desertifica in contrasto nei paesi dal clima temperato il cui potere di far crescere le cose è attribuito al Sole.
In alcune tribù molto primitive, la Luna viene chiamata il Signore delle donne (tanto che sono state ritrovate raffigurazioni della Luna barbuta), e quando una donna sta per partorire un bambino invoca l'aiuto della luna mentre la levatrice si limita a rivolgere preghiere ed offerte affinché alla donna venga assicurato un parto facile.
Le donne di queste popolazioni provvedono a tutto ciò che riguarda l'approvvigionamento del cibo, escluse le partite di caccia e l'uccisione delle prede, sono loro che cercano radici commestibili e frutta e le preparano per essere mangiate. E' compito delle donne aver cura dei campi dopo che gli uomini hanno svolto i lavori preliminari di dissodamento. Semina, coltivazione e raccolto sono attività specifiche delle donne.
Il perché è presto detto: vi era la credenza assai diffusa che solo le donne potessero far crescere le cose, e ciò per il fatto che esse si trovavano sotto la diretta protezione della Luna che  delegava loro il proprio potere di far crescere le cose e produrre il buon raccolto. Inoltre gli uomini di queste primitive comunità, ritenevano che le donne avessero la stessa natura della luna: si "ingrossavano"-Luna Piena- e il loro ciclo mensile aveva la stessa durata di quello lunare. Lo stretto legame che si riteneva esistesse tra la luna e la donna, e la loro corrispondenza, sono ritenute come prove assolute del fatto che esse hanno una natura simile.
E' ovvio che tali credenze sono primitive e ingenue e per la loro forma originaria sono distanti da noi tanto da risultarci incomprensibili, lontane dalla nostra mentalità con la sua prospettiva scientifica, tuttavia moltissime di queste idee sono sopravvissute fino ai giorni nostri e le ritroviamo in proverbi, usanze e tradizioni popolari il cui significato lo comprendiamo soltanto confusamente.
Continua....

Dr.ssa Donatella Steck

                                
Per coloro che volessero approfondire: 
E.Harding, I misteri della Donna, Astrolabio 1973
E. Harding. La Strada della donna, Astrolabio 1951
E. Neumann Le origini della coscienza Astrolabio,1978
E. Neumann La psicologia del femminile, Astrolabio 1975
E.Neumann La  grande madre-fenomenologia delle confidurazioni del femminile .         
                                                       
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7 maggio 2011

Prima di riprendere il discorso lasciato in sospeso desidero, vista la Pasqua appena passata, accenare alle origini di questa festività. In origine, la Pasqua era una festa lunare connessa con la resurezione dell'uomo della luna o eroe lunare, i riti pasquali esistevano molte migliaia di anni prima della comparsa del Cristianesimo.
Come si è visto, quasi tutti i popoli primitivi attribuivano grandi poteri alla luna, perciò non è tanto sorprendente scoprire nelle tribù che avevano una religione anche se parzialmente ordinata e organizzata, culti lunari di riconoscenza e adorazione della Signora della piccola luce, dispensatrice di fertilità, custode delle scorte alimentari e del nutrimento. Man mano che progredisce la civilizzazione, nelle tribù di cultura più avanzata, le idee religiose si vanno delineando maggiormente; divengono chiare e più definite seppure resistano ancora retagi arcaici. Così, ad esempio, in Groelandia alcune popolazioni credevano che la luna avesse il potere di mettere incinte le donne, e in Nigeria i maschi erano convinti che per la procreazione i mariti fossero superflui, tanto sicuri erano del potere della luna di rendere gravide le proprie mogli.
Le personificazioni della luna hanno la loro origine nell'inconscio, difatti quelle parti non realizzate della psiche umana sono trasferite sul mondo esterno (proiezione) e danno origine ai miti, alle leggende, alle superstizioni.
Plutarco scriveva che la luna crescente causava l'accrescimento e le attribuiva buone intenzioni, di contro la luna calante non era di buon auspicio.
Riesce difficile, però, pensare che i Greci contemporanei di Plutarco, fossero dei primitivi, ciò nonostante avevano un pantheon ricco di dei e dee ai quali attribuivano idee, valori, intenzioni ecc.
L'accrescimento cui fa seguito il decrescimento (luna calante) e che conduce alla scomparsa della piccola luce si porta dietro le notti oscure con i suoi fantasmi e le sue paure. Le popolazioni preistoriche percepivano in modo assai diverso questa seconda parte del mese lunare e pensavano che la Signora della notte fosse stata inghiottita da potenze distruttive, per questo motivo la luna calante incarnava le potenze della distruzione e della morte.
L'irruzione di thanatos nella percezione del reale portò alla creazione di un apparato mitologico-magico-sacro.
Secondo O. Murray (La Grecia delle origini, 1983) c'è una intera area dell'esperienza religiosa che sopravvive al silenzio "volutamente velato" cui appartengono i culti della fertilità, i riti orgiastici, la propiziazione dei morti. I primi due sono connessi alla eredità matriarcale, il terzo appartiene ai fenomeni connessi alla morte che l'immaginario collettivo collega alla magia.
Sono le "maghe", protagoniste di quel femminile negativo che trovano incarnazione in Medea, Circe e non solo, nelle Erinni, nelle Arpie, nelle Gorgoni ma anche in Durga, in Kalì.
Immagini di un femminile soggiogato, violato, scalzato che opera nell'Ombra.
L'ascesa del potere maschile coincise con l'ascesa del culto solare che si basava sul sacerdozio maschile, disconoscendo i più antichi culti lunari i quali mai domi, mai del tutto sopraffatti, rimasero nelle mani delle donne. Il femminile negato, rifiutato, disconosciuto portò alla ribellione delle popolazioni femminili che trovarono nelle Amazzoni le loro epigoni.
Le invasioni di popoli indoeuropei avvenute tra il 4500-2500 a.C. porteranno alla detronizzazione della  Dea Madre, ma le divinità femminili non verranno completamente soppresse, al contrario saranno incorporate nelle religioni degli invasori. Ci troviamo quindi di fronte a forme di imposizione della cultura patriarcale, religione guerriera, e una Grande Dea Madre relegata al ruolo di consorte sottomessa i cui attributi e il cui potere sono stati incorporati dagli dei maschili. Per la prima volta compare la violenza, il rapimento, la dominazione e la guerra tra i sessi.
Al tempo dell'adorazione della Luna, i culti riguardavano "le potenze invisibili del mondo dello spirito" (Harding, 1973 op.cit) ed anche quando, per editto la religione venne trasferita agli dei guerrieri, le qualità spirituali perdurarono nelle divinità lunari.
Esistono delle differenze che riguardano i due luminari: l'adorazione della luna "è l'adorazione delle forze creative e feconde della natura, della saggezza presente nell'istinto e nella comunione con la legge naturale", mentre l'adorazione del sole "è l'adorazione di ciò che sottomette la natura, che mette ordine" nel caos, imbriglia le energie che a lei appartengono al fine di concretizzare e realizzare gli scopi dell'uomo. E' in questo modo che il principio maschile, il Logos (ricordate? il principio femminile è Eros) assurge ad occupare un posto privilegiato: è venerato nella personificazione del Dio Solare. Esso è il principio che uccide i mostri dell'ignoranza, dell'indolenza, della superstizione, a vantaggio della coscienza, valore spirituale di un altro differente ordine.
Continua.......
Dr.ssa Donatella Steck
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domenica 17 aprile 2011

Sogno e Psicoanalisi

Per S. Freud il sogno ha la funzione di soddisfare una esigenza energetico-pulsionale, è espressione di un desiderio rimosso allo stato di veglia.
E' la via regia che conduce agli aspetti profondi e nascosti dell'esistenza umana.
Interpretare un sogno" vuol dire indicarne il senso, vuol dire sostituirlo con un qualcosa che venga introdotto come elemento di importanza rilevante e nello stesso tempo di pari valore.........
Continua nella sessione Sogno: da Freud a Jung-lezioni 2008-2009

Sul Sogno.



L'uomo, sin dall'inizio della sua comparsa sulla terra, è affascinato e nel contempo intimorito dai propri sogni che sembrano provenire da un altro mondo, più intimo, più segreto, più misterioso.
Secondo la mentalità primitiva - ancora non è avvenuta l'evoluzione piena della coscienza - il sogno ha un valore sacro ed è a partire da questo che diventa possibile la comunicazione immediata e completa tra ciò che si definisce realtà sensibile e le forze mistiche.......
vai alla pagina Sogno: da Freud a Jung


15 giugno: 3 elemento sogni collettivi: La Terra

mercoledì 13 aprile 2011

Mito

Il mito è il riconoscimento di una proiezione di meccanismi basilari transpersonali della psiche umana. Tutto il materiale mitologico ha equivalenze psicologiche.
L'individuazione dell'esistenza di tematiche tipiche  trovano riscontro in tutti i grandi miti delle diverse culture e civiltà dell'antichità, inoltre lo studio del mito permette di rilevare le tappe dello sviluppo filogenetico dell'IO.
Già all'epoca di "Totem e Tabù" Freud  parlava di una trasmissione transgenerazionale riguardo a traumi psichici importanti che sono stati replicati più e più volte nella storia dell'umanità. Ma il neurologo viennese oscillerà sempre tra una Ipotesi di trasmissione fra generazioni basata su processi inconsci, p.e. l'identificazione, e una Ipotesi di trasmissione ereditaria: patrimonio psichico ereditario.
Oggi, nonostante si sia entrati da ben 11 anni nel terzo millennio, il nostro presente e il nostro futuro sembrano avere un cuore, un'anima, una spinta antichi.
Siamo in piena era telematica, ingegneria genetica, fissione e fusione nucleare, globalizzazione, guerre con bombe intelligenti, eppure qualcosa non va. Ci sono in tutto il mondo sussulti di ribellione, aspettative andate deluse, poveri sempre più emarginati, le promesse di una nuova età dell'oro andate in fumo, e scenari apocalittici che sembrano farsi sempre più concreti. Ahinoi!
La scienza ha dominato dal '600 fino ai giorni nostri tutto il mondo occidentale e ad essa abbiamo chinato il capo, accettandola come la Ptonia (Signora) che avrebbe risolto tutte le problematiche dell'umanità. Consegnato la Pace e l'Alleanza e la Concordia tra i Popoli.
Allora una domanda si avanza perentoria: come mai il non razionale si fa avanti nella nostra vita?
Oroscopi, retaggio dell'antica astrologia, occupano spazi sempre più ampi, l'occulto attrae sempre più persone, la costituzione di "sette" pseudo-religiose è in espansione, la cinematografia si occupa di vampiri, streghe, i videogames ripropongono giochi dove prevale il mistero, la ricerca di un talismano potente che prevede tutta una serie di prove da superare. Siamo in piena contraddizione.
Per costruire un sistema razionale, illuminista, scientifico abbiamo subito la perdita di alcune componenti essenziali della nostra personalità e dell'esperienza dei nostri proavi.
L'Immaginazione è stata bollata come facoltà tipicamente infantile, i miti come "storie" sorpassate e inutili.
Eppure il nucleo del linguaggio del mito è fatto di immagini e narrazioni -come peraltro quello delle religioni cui è strettamente correlato - dove la rappresentazione delle divinità appare in figure diverse - per questo si parla di polmorfismo - e la trasmissione orale ci consegna l'inclinazione a trasferire sugli dei/dee sembianze e forme fisiche umane (antropomorfismo) e qualità psichiche umane (antropopatismo).
Gli dei del Pantheon greco cui noi ci riferiamo sono rappresentazioni di tratti interiori della personalità umana, essi infatti parlano e comunicano, entrano in relazione con gli uomini fino a partecipare con pathos alle loro vicende; si rallegrano, si irritano, si pentono, puniscono, mutano i propri propositi, stringono alleanze amorose, hanno figli (semidei) con i mortali e sono pronti ad intervenire nella storia dell'uomo talvolta  deviando il corso degli eventi. Esempi si ritrovano nell'Iliade/Odissea (ufficialmente è considerato il poeta Omero quale autore), Teogonia/Le opere e i giorni di Esiodo.
Ma gli dei sono metafore e raffigurazioni prodotte dall'immaginazione dell'uomo.

Dr.ssa Donatella Steck
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