mercoledì 18 maggio 2011

Complesso dell'IO e sue costellazioni

Questo  post è solo una prima parte che sarà ampliata in seguito; è un argomento complesso che merita di essere trattato attentamente.

A partire da Freud che mise l’accento (anche sotto la spinta e l’influenza di Charcot) sulle cause del trauma psichico nello sviluppo delle nevrosi, Jung prese le mosse per le sue ricerche e le sue osservazioni, prima presso l’ospedale psichiatrico Burghölzli, in seguito le trasferì anche nella sua attività privata. Ebbene le ricerche di Freud furono indirizzate soprattutto sulla possibile relazione tra trauma e sintomo, e valutò trauma uno shock psichico che il soggetto, per motivi connessi all’incompatibilità con i propri concetti consci, non poteva affrontare. Sin dalle prime battute, il focus principale di Freud girò attorno alla considerevole potenza dell’azione reciproca fra tendenze opposte; si parla di un meccanismo per cui la tendenza più forte fa scattare la difesa contro l’esperienza carica di affettività ovvero della difesa che ricaccia l’affetto nell’inconscio: la rimozione Il concetto di rimozione già formulato da Herbart condusse, dal pdv dinamico, alla formulazione dell’ipotesi di un meccanismo di dissociazione o, in altre parole, della separazione dell’irritazione globale dall’evento correlato; dal pdv del contenuto, invece, ne derivava la formazione di un nucleo inconscio di malattia (L.Frey-Rohn, 1984).
Dunque, una delle scoperte del dr. Freud, impossibile ignorarla da parte della psicologia, fu proprio  nel trovare che – e Bleuler lo mise correttamente in rilievo -  gli “affetti deragliati” persistono nell’inconscio conservando tutta la loro energia. Poi, sempre Freud, mise l’accento che, con ogni probabilità e di uguale importanza, invece di un conflitto più o meno conscio tra l’IO e il trauma, si sviluppava una forma di opposizione/lotta inconscia responsabile della formazione (sostitutiva) del sintomo; la forma assunta –conversione, proiezione o trasposizione – dipendeva dal tipo di situazione conflittuale sottostante. Altra “invenzione” fu la tecnica della “libera associazione” cioè l’uso dei pensieri che emergono spontaneamente, divenne di importanza enorme per lo sviluppo ulteriore della psicologia.
Però, per ammissione dello stesso Freud, l’accezione psicodinamica di “complesso” è dovuta a Jung, difatti, sul complesso si fondano le primissime ricerche e studi sin dall’inizio dell’iter professionale di Jung (P.F.Pieri,1998)
L’importanza delle scoperte di Freud fu tale che è facile spiegarsi l’impatto profondo che ebbero su Jung che si dedicò, infatti, alla ricerca utilizzando gli strumenti psicologici, con i quali familiarizzò, a partire da Studi sull’Isteria, divenendone poi un esperto.
Nel 1904 (ricerche sperimentali) mise a punto l’esperimento associativo riguardante le associazioni verbali, esperimento compiuto su soggetti normali e malati (Psicologia della dementia praecox,1907), nel quale viene innestata alla teoria del complesso, la dinamica della pulsione sessuale della teoria freudiana.
Jung si trovò d’accordo con Freud sul fatto che per affrontare l’inconscio bisognava indagare sulle circostanze che comportavano perturbazioni sul comportamento abituale. Ma contrariamente a Freud, che riteneva quali fattori di precipitazione dei fenomeni psichici, gli affetti traumatici, Jung riteneva fattori centrali che agivano nei sostrati della psiche, i complessi a tonalità emozionale.
Come ebbe a sottolineare Bleuler, le ricerche avviate da Jung erano di  considerevole rilevanza poiché fornivano intuizioni inaspettate dei “meccanismi inconsci della psiche oltre a evidenziare il lavorio inconscio della mente”. Le indagini sulle malattie mentali portò allo studio sul funzionamento dell’attività associativa  di pazienti emotivamente disturbati.
Wundt e la sua scuola avevano dato una interpretazione insufficiente, classificando come “errori” le risposte non aventi alcuna pertinenza con le parole-stimolo e ciò per il fatto che le sue ricerche erano finalizzate esclusivamente allo studio delle connessioni tra associazioni e disturbi dell’attenzione escludendo il fattore emotivo, fattore invece rilevante per Jung.
Perseverazione, prolungato tempo di reazione, assenza di reazione, errori nella ripetizione delle parole-stimolo, a lungo trascurati,  assunsero agli occhi di Jung  uno straordinario potere di attrazione, destinati ad assumere significato di “indicatori di influenze emotive” e chiamerà Complesso emozionale, le “reazioni difettose” dovute all’aspetto affettivo.
Jung parla dell’esistenza di  gradi diversi dell’inconscio e i disturbi associativi devono essere letti come segno di “indicatori complessuali” e non necessariamente come il risultato della rimozione di contenuti affettivi connessi alla esperienza traumatica.
Il complesso ha carattere di alterità e rimanda alla nozione di autonomia del complesso rispetto alla coscienza, e indica, inoltre, la sua indipendenza dalla volontà, dalle ragioni e intenzioni del complesso dell’IO
L’IO, termine usato da Jung nell’accezione specifica di complesso funzionale di rappresentazioni, costituisce il centro della coscienza ossia tutto ciò che il soggetto sperimenta come identico e continuo con sé stesso (P.F. Pieri).
Essendo l’IO un complesso di rappresentazioni consce, contiene dunque, quanto il soggetto sa di sé, vale a dire, le caratteristiche del suo peculiare modo di essere che egli accetta giacché risultano allineati e concordanti con i valori, gli ideali, i principi del contesto ambientale, sociale cui appartiene e nel quale si riconosce.
Psicodinamicamente parlando, all’IO si contrappongono (teoria degli opposti) un Non-IO e un alter-ego (Ombra); l’IO è altresì inteso come funzione mediatrice tra coscienza e inconscio, tra individuale e collettivo, e quindi, seguendo questo schema , la psiche del soggetto è continuamente in rapporto a) col mondo esterno, inteso come rappresentazione psichica della realtà esterna; b) al mondo interno tramite l’IO; in base a ciò l’IO stesso utilizza altre due funzioni psicologiche che sono tra loro in relazione di complementarità: la Persona e l’Anima.
In quanto funzione razionale dell’IO, la coscienza è, per sua stessa natura, discriminazione, distinzione tra IO e Non-IO, tra soggetto e oggetto, ecc. per questo Jung preciserà che la separazione degli opposti si deve alla coscienza e ai suoi fattori distintivi sul piano dei processi cognitivi ed affettivi. Continua.....
Dr.ssa Donatella Steck

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19 maggio 2011
Per Jung la psiche individuale non è un’unità indivisibile ma si può scindere in frammenti di personalità e nel 1936 sottolineo la tendenza dissociante della psiche, pur tuttavia non pensò affatto che questa potesse portare alla distruzione della continuità dell’esperienza (Determinanti psicologiche del comportamento umano, in vol.8, pag.139), rimarcando, però, che la disintegrazione della personalità poteva avvenire esclusivamente in presenza di fenomeni psicotici.
I frammenti psichici sono manifestazioni di complessi inconsci e Jung precisa che “complesso” significa una costellazione che è rimossa nell’inconscio, qui segue e conduce una esistenza attiva e autonoma. Quando si usa il termine “costellazione” in psicologia, si vuole intendere un contesto psichico attivo i cui molteplici elementi come sentimenti, percezioni, pensieri, ricordi, sono unificati dalla tonalità affettiva che li accomuna.
Più il campo della coscienza di un individuo è limitato, più i suoi contenuti psichici appaiono come se esistessero al di fuori, come immagini, proiettate all’esterno.
I contenuti inconsci proiettati all’esterno sono complessi autonomi che, indipendentemente dalla coscienza, vivono un’esistenza propria nel Non-IO psichico. Quando Jung parla di “autonomia del complesso” intende indicare che l’esistenza del complesso, nel suo essere “struttura e fattore psichico”,  è indipendente dalle ragioni, dalla volontà e dalle intenzioni del complesso dell’IO.
Ogni complesso ha due specifiche caratteristiche: autonomia e automatismo che gli consentono di essere individuato. ved. Tab.


Caratteristiche di ogni Complesso


Autonomia
Automatismo


Attraverso le quali può essere individuato. Sul piano fenomenico l’autonomia si manifesta come rottura della continuità del comportamento; automatismo: inizio, durata e fine sono attivati in maniera autonoma.
Da queste due caratteristiche derivano:



> Organizzazione
Collega tra loro i diversi elementi

> Codice
Selezione e decifrazione i diversi stimoli ricevuti
> Capacità di decodificare
Decifrare stimoli provenienti dal mondo, dal corpo e da altri complessi
> Capacità di Risposta
A differenti livelli: Risposte complessuali espresse a livello somatico, oppure più estesamente e quindi psichicizzate. Costruzione di deliri paranoicali, fenomeni di personalità multiple, ecc.

Da ciò deriva che ogni risposta complessuale esprime gradi differenti di organizzazione e in base alla intensità della carica energetica .


Modalità tipiche di risposta
Tipo fisiologico: automatismi corporei
Tono affettivo: ogni complesso ha una specifica e coerente tonalità affettiva (radici istintuali archetipiche; istinto, esperienza attuale)
Significato pragmatico: comportamento è colto nella sua intenzione significante, finalità compensatoria
Significato semantico: comportamento coerente e concordante sul piano ideativo e affettivo; assimilazione, aggregazione
Significato simbolico: espressione di rappresentazione di qualità simbolica

Dalla teoria dei complessi si fonda una specifica teoria del disturbo mentale, quest’ultimo sembra essere il prodotto della associazione di complessi opposti tra loro.

Costellazione dell’IO
E’ l’insieme di elementi psichici dotati di forte tonalità affettiva, raccolti intorno a un contenuto psichico cosciente o inconscio detto Nucleo. Il Nucleo è caratterizzato dal fatto che è carico di energia e di significato quindi di contenuti cognitivo-affettivi.
Conformemente alla concezione inerente la libido e quella riguardante il simbolo, la psicologia di Jung ritiene che il Nucleo abbia:
Per quanto riguarda la Libido: una specifica Quantità }   di valore
Per quanto riguarda il Simbolo una precisa Qualità    }    costellante
Un Nucleo ha la capacità di mettere in azione specifici significati psichici poiché possiede Energia, Forza, Influsso.
Rimanendo alla teoria dei complessi, il comportamento è l’effetto di un’azione costellante e possiede capacità costellanti. Questo vuol dire che da un lato la Costellazione produce o nuovi complessi psichici o attiva complessi già esistenti; d’altro canto il Complesso è in grado di costellare ulteriori associazioni secondarie. In base a questa nozione Coscienza e Inconscio sono considerati prodotti di una Costellazione Complessa. Vengono colte le capacità costellanti sia dell’atteggiamento conscio sia di quello inconscio. Si fa riferimento ad una Costellazione Cosciente per esprimere il fatto che ogni determinata situazione esterna alla coscienza provoca nella psiche un processo di raccolta e approntamento di contenuti altrettanto determinati. Inoltre ci si riferisce a costellazioni inconsce a proposito dei fenomeni del sogno, della proiezione e dell’identificazione.
Dr.ssa Donatella Steck

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C.G.Jung : Opere, l'Io e L'inconscio, e citaz. in art.
C.G.Jung : Determinanti psicologiche del comportamento umano, in vol.8, pag.139
L. Frey-Rohn L'esperimento di associazione e il complesso a tonalità affettiva
P.F.Pieri Dizionario Junghiano

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