sabato 28 maggio 2011

Risposte

7 giugno 2011

---Risposta a D.L., P.S., e a coloro che ne vogliono sapere di più su Depressione

Cerco sempre di garantire l'anonimato, tant'è, come richiesto, non ho pubblicato i post e uso le iniziali dei nomi.
Entriamo in argomento.
Depressione è la condizione patologica cui va incontro nel corso della vita tra il 7 e il 15% delle persone. Può insorgere anche senza un evento scatenante.
Molti personaggi illustri del passato ne hanno sofferto: Aristotele, Dante, Shakspeare, Churchill, Lincoln, Wolf, Freud stesso, ecc. Innanzi tutto è necessario distinguere tra:
# Condizione clinica chiamata DEPRESSIONE
# Tristezza normale che possiamo chiamare DEMORALIZZAZIONE
La Demoralizzazione è il dolore psichico, del tutto comprensibile e proporzionato, che consegue a un evento esistenziale sfavorevole; colpisce il 100% degli esseri umani, in genere più volte nel corso della loro esistenza. La tristezza è un'esperienza del tutto fisiologica la cui intensità e durata sono proporzionate all'entità dell'evento  sfavorevole.
Di solito è sufficiente il sostegno familiare, di amici, talvolta va bene un supporto psicologico.
La DEPRESSIONE, invece, è una condizione patologica e ne soffre tra il 7 e il 15% delle persone non sempre si connette ad una causa scatenante (qualche volta non c'è), può insorgere infatti senza che ci sia un evento scatenante. In altri casi può conseguire ad un evento ma, a volte, appare sproporzionata rispetto ad esso per intensità e durata della risposta. Il grado di compromissione può riguardare il funzionamento sociale e lavorativo anche in questo caso si riscontra una risposta sproporzionata.
Nelle donne la depressione è due volte più frequente che negli uomini; l'appartenenza ad una famiglia incui sono stati accertati casi di depressione si associa ad un rischio maggiore di sviluppare la patologia.
Le conseguenze della confusione tra Depressione e Demoralizzazione possono essere assai diverse. Ci sono tante figure di personaggi pubblici che fanno un bel parlare di come siano riusciti a venire fuori dopo essere stati colpiti dalla depressione, fanno affermazioni di "forza di volontà", "calore famigliare", "sostegno di amici", ecc. Bene, questo è un messaggio, una sorta di falso proclama, che può essere estremamente dannoso, per giunta ci troviamo di fronte un altro equivoco che andrebbe chiarito; detto equivoco nasce dal fatto che la Depressione viene spesso considerata una condizione che si manifesta e si cura sempre allo stesso modo. Non è così.  Attenzione poi alle cure fai da te, grazie a suggerimenti di amici che  "sono passati prima di...".
In realtà non esiste la Depressione, esistono le Depressioni, cioè una gamma di condizioni depressive che si manifestano in maniera differente. A questo punto dobbiamo prendere in considerazione una linea che porta agli estreni due condizioni tipiche:
> la Depressione Maggiore  >  Melancolica
> la Depressione Minore     >   Ansiosa
Queste due condizioni hanno una componente biologica che risulta più importante nella Depressione Maggiore Melancolica e in questo caso il ruolo dei farmaci è essenziale.
Nella Depressione Minore Ansiosa prevale la componente Psicosociale e quindi le psicoterapie riusciranno efficaci
Purtroppo l'equivoco è alimentato continuamente dai mezzi di informazione che non danno informazioni sufficienti  e adeguate. In effetti nei tanti dibattiti televisivi e sulla stampa, emerge periodicamente la diatriba tra chi sostiene che la Depressione è una malattia del cervello e quindi va curata con psicofarmaci, e chi sostiene che è una condizione esistenziale e quindi va curata con le psicoterapie. Così accade che i trattamenti specifici non vengono praticati, se non interrotti.
Manifestazioni della Depressione Maggiore Melancolica:
> profonda depressione del tono dell'umore
> la persona di solito esprime verbalmente e manifesta con la mimica e il comportamento, un vissuto di profondo dolore psichico, prostrazione, disperazione.
Sintomatologia:
a) questo tipo di depressione differisce dalla tristezza normale sia dal punto di vista (pdv) qualitativo (es. la persona è in grado di affermare che il suo attuale dolore psichico è di natura differente da quello provato in passato, dopo p.e., la morte di una persona cara); sia dal pdv. quantitativo: intensità e durata.
b) marcata riduzione o scomparsa dell'interesse e del piacere in tutte le attività
c) la persona parla poco, risponde a monosillabi, si muove lentamente
d) mancanza di energia, eccessiva affaticabilità
e) sentimenti di inadeguatezza, di inutilità, di disperazione. Nei casi più gravi ci possono essere idee di colpa (ci si accusa di azioni gravi che in realtà non sono state commesse), di rovina (l'individuo è convinto che una catastrofemincombem su sè stesso e i suoi familiari). I deliri sono non raramente all'origine di quei casi drammatici di omicidio-suicidio di cui parlano le cronache: la persona uccide il coniuge, i figli e po si toglie la vita.
f) mancanza di appetito e perdita di peso ponderale
g) disturbi del sonno (insonnia) per lo più consistente in un risveglio notturno precoce
h) difficoltà a concentrarsi e a ricordare
i) desiderio di morire, e nei casi più gravi, veri propositi e tentativi di suicidio
l) tendenza ad un peggioramento della sintomatologia al mattino
Insorgenza Depressione Maggiore Malincolica:
Spesso insorge come un fulmine a ciel sereno, in altri casi ci può essere uno evento scatenante ma, a ben osservare, il quadro appare decisamente sproporzionato a qull'evento tanto che nella mente della persone l'evento passa in secondo piano.
La depressione tende a recidivare; il decorso della malattia appare poco influenzato dagli eventi ambientali. Accenno al DIsturbo Bipolare: In questodisturbo, la persona ha, nel corso della propria vita, oltre a uno o più episodi depressivi, anche uno o più episodi di eccitamento (chiamati maniacali): wuforie non motivata, iperattività, loquacità eccessiva, idee grsndiose, affari incauti, spese esagerate, aumento del desiderio sessuale.
Nella Depressione Maggiore Melancolica, specialmente nelle forme bipolari, è frequente la familiarità.
Sintomatologia Depressione Minore Ansiosa
a) Depressione del tono dell'unore meno marcata rispetto alla forma melancolica maggiore
b) ansia accentuata, in parte somatizza, espressa attraverso dolori e fastidi fisici a vsaria localizzazione di cui il soggetto si lamenta ripetutsamente ed appare assai preoccupato
c) pessimismo e sentimenti di incapacità e inutilità ma in assenza di ideee di colpa o di rovina
d) tendenza ad autocompiangersi e a incolpare gli altri delle proprie condizioni
e) può essere presente l'insonnia ma è differente da quella della depressione maggiore melancolica. Si tratta, infatti, di una difficoltà ad addormentarsi e di una fragilità del sonno, con frequenti risvegli nel corso dela notte
f) irrequietezza motoria, astenia, affaticabilità, irritabilità, apprensività, disturbi della concentrazione, sensazione di avere la mente vuota.
Il decorso è cronico o sub-cronico, con  remissioni e riaccensioni, spesso in rapporto ad eventi esterni, La familiarità è meno frequente che nell'altra forma depressiva. La risposta ai farmaci è meno marcata e costante, mentre risulta migliore la risposta alle psicoterapie.
I fattori predisponenti sono:
 Biologici: Familiarità
Psicologici:uno stile cognitivo caratterizzato da tendenza a vedere negativamente se stesso, il
                mondo, il futuro.
Sociali:      eventi precoci di separazione, perdite riguardanti soprattutto una figura genitoriale,
                episodi precoci di abuso fisico o sessuale.
Le malattie fisiche croniche o invalidanti possono contribuire a scatenare un episodio depressivo, cos' come alcuni periodi della vita riproduttiva della donna - soprattutto il puerperio - anche l'uso di alcuni farmaci, es: antipertensivi, i cortisonici, i contracettivi orali, può favorire l'insorgere della depressione.
Le Cure:
Il primo passo è rappresentato dalla caratterizzazione del singolo caso: si tratta di Dep.Magg. Mel. o di Dep.Min. Ans Si tratta di una forma Unipolare o Bipolare? Il soggetto ha avuto altri episodi? A questo punto è necessario esplorare come sono stati tratti i precedenti episodi e quale è stata la risposta al trattamento. Poi bisogna valutare i diversi fattori predisponenti, precipitanti e protettivi nel singolo caso. E' importante tenere conto delle condizioni fisiche della persona come: patologie cardiovascolari, epatiche, renali che possono influenzare la scelta del trattamento farmacologico. SUlla base di queste valutazioni si decide se attuare solo un intervento farmacologico o solo psicoterapeutico o una combinazione di entrambi.
Dr.ssa Donatella Steck

28 maggio 2011
Sull'Energia Psichica
Risposta a M.G. che ha richiesto ulteriori chiarimenti su: Energia Psichica.
Invece le rispondo molto volentieri perché, confesso, le sue domande sono  stimolanti. Sono peraltro anche un ottimo feedback e a me serve tantissimo.   
  Il titolo della lezione è Concetto di Energia - Libido (Freud) Energia (Jung). Anno  2006/2007,     pag. 27-32;36-39
Riassumo rapidamente Devo precisare che, come molti altri concetti teorici junghiani, anche quello di libido subisce diverse revisioni.                   
La teoria freudiana della libido venne formulata sulla base delle ricerche sul dinamismo dei processi psichici e dal lavoro sull'organizzazione sulla libido. I contrasti tra Jung e Freud hanno inizio proprio da qui. Lo psichiatra svizzero si opponeva alla teoria così formulata perché avvertiva l'esigenza di un concetto che fosse indipendente dalle specifiche manifestazioni della libido.          
Posso dirle, piuttosto velocemente, che Jung criticava fortemente e in maniera decisa due aspetti: il primo, secondo lui, riguardava il fatto che Freud non separasse sufficientemente energia vitale e energia libidica, e ciò ne limitava l'utilità; il secondo, riguardava il fatto che il concetto freudiano fosse strettamente connesso e fondato sui fenomeni concreti come pulsioni, istinti, sessualità, e quindi  per Jung, non era adatto a spiegare in modo adeguato e coerente i cambiamenti dinamici della libido. Pertanto, sostiene Jung, se si vogliono capire i meccanismi della energia Psichica è necessario fare una distinzione da quelli dell'energia biologica, per questo motivo viene proposto il termine, di più ampio respiro, Energia vitale .
Per Freud Libido è energia corrispondente all'aspetto psichico della pulsione sessuale, Jung usa il termine per designare l'energia psichica in generale presente in tutto ciò che è "tendenza verso e non necessariamente sessuale. Ora non posso fare una lezione via Internet, ma posso dare alcune piccole specifiche che si basano sulle differenze dei due studiosi, perché è a partire da qui che si può comprendere questo concetto che fa impazzire tutti. 
                    
Freud scriverà tre studi sulla libido. Jung fa diversi accenni nei suoi scritti, in particolar modo in Io e l'InconscioSimboli della Trasformazione poi divenuto Libido simboli e trasformazioni, Tipi Psicologici, Aion, ecc. Devo dire che in Opere di Jung trova un po’  da per tutto il concetto di Libido.                   
Jung considera assai riduttiva la connotazione sessuale con cui Freud aveva caratterizzato la libido, preferendo invece "intendere con questo termine un valore suscettibile di comunicarsi a una sfera qualsiasi di attività: potenza, fame, odio, sessualità, religione, senza essere uno istinto specifico" L'ho ripreso dagli scritti che vanno dal 1912 al 1952. Un'altra differenza tra i due studiosi riguarda lo scopo. per lo svizzero la libido non può essere letta solo in termini causali, ma soprattutto finalistici, nel senso che è un "tendere a",un "evolvere verso" un'organizzazione migliore della personalità. La libido Progredisce o Regredisce, La regressione, per esempio è condizionata dalla fissazione alla madre; dal punto di vista finalistico però la libido regredisce all'imago materna per ritrovarvi le associazioni mnestiche attraverso le quali può verificarsi l'evoluzione da un sistema sessuale a un sistema spirituale.                
A parte ciò, la nozione di Libido è utilizzata anche per spiegare la tipologia psicologica e in particolare tra introversione e estroversione. L’Introversione è il "volgersi della libido verso l'interno- rapporto negativo del soggetto con l'oggetto. "L'interesse non si muove verso l'oggetto, ma ripiega sul soggetto", in altre parole non si evidenzia una progressione ma una regressione.
Infatti con Estroversione Jung indica
"il volgersi della libido verso l'esterno. Con questo indico un esplicito riferimento del soggetto all'oggetto, nel senso di un movimento positivo dell'interesse verso l'oggetto" (scritti del 1921, pag. 438 e pag. 466). 
L'energia vitale di cui parla lo psichiatra svizzero, è il  "tendere a". In sostanza non gli era affatto sufficiente la teoria degli istinti e delle pulsioni. Si domandava cosa ne fosse di tutta la libido che non veniva bloccata dalle nevrosi o dai sintomi. E non si poteva chiudere il discorso solo come l'istinto sessuale verso la propagazione della specie o come spinta all'autoconservazione o come impulso a soddisfare i bisogni primari.   Troppo riduttiva non trova?   
Egli pensava la libido come un valore energetico suscettibile di comunicarsi da una sfera qualsiasi di attività: fame, odio, amore,sessualità, religione, ecc. senza essere per questo un istinto specifico. D'altra parte era convinto che la libido originariamente è destinata alla produzione di ovuli e sperma, una volta stabilmente organizzata in questa funzione, cosa accade? Non è che si esaurisce, giusto? Allora sarà, ad esempio, trasferita verso la costruzione del nido e sarà più adeguata a questo impiego e a nessun altro. Ma la costruzione del nido come va intesa? Come desiderio? come Aspirazione? Ecco,  arriva la formulazione di una ipotesi che fa dire a Jung che ogni aspirazione e ogni desiderio devono essere considerati come fenomeno energetico.
Egli si domanda se veramente la libido è solo sessualità e/o erotismo, allora che dire dei "castrati"?E' vero che in loro è soppresso proprio l'interesse "libidico" per la realtà, ma questo non vuol dire che reagiscono con sintomi nevrotici o con la schizofrenia che ben sappiamo essere connessa alla perdita del senso di realtà; ciò che viene a mancare, sostiene Jung, è qualcosa di più del semplice interesse erotico.           .
"Se si volesse spiegare la perdita di rapporto, la dissociazione schizofrenica tra l'uomo e il mondo, unicamente con il ritiro dell'erotismo ne risulterebbe quell'inflazione del concetto di sessualità che è caratteristica precipua della concezione freudiana." (il concetto di libido pag. 137-vol.5).
Per quanto riguarda il quesito che ha posto circa la volontà posso dire che Jung si rifaceva al concetto di volontà enunciato da Schopenhauer, e così articolato: noi possiamo cogliere interiormente solo come volontà o desiderio o impulso un movimento percepito dall'esterno. In filosofia questo immettere nell'oggetto rappresentazioni psicologiche, viene definito Introiezione e mediante questa, l'immagine del mondo viene resa sostanzialmente soggettiva. ....."A questa stessa introiezione il concetto di forza deve la sua esistenza”.             
La volontà  (Il mondo come volontà e rappresentazione, I,§ 23 Schopenhauer), come cosa in sé differisce completamente dalla sua manifestazione fenomenica ed è assolutamente indipendente dalle forme di quest'ultima, che essa assimila solo quando si manifesta, e che quindi concernono solo la sua estrinsecazione obiettiva, ma sono estranee alla volontà stessa".
 Mi viene in mente Plotino quando dice che l'anima del mondo è l'energia dell'intelletto.
Torniamo  alla libido. Il punto di vista energetico comporta, secondo Jung, la liberazione dell'energia psichica dalle angustie inerenti ad una definizione tout court.
Insomma, nel rilettura junghiana, si arriva a comprendere che l'esperienza, che egli ha fatto presso lo spedale psichiatrico per ben 9 anni, mostra come i processi istintuali, di qualsiasi genere, possono spesso assurgere a un grado particolare - da lui definito straordinario - di intensità grazie un afflusso d'energia, qualunque sia l'origine di questo. e ciò vale non solo per la sessualità ma anche per la fame, per la sete e...perciò una sfera istintuale può perdere temporaneamente il suo potenziale energetico a beneficio di un'altra sfera, e questo è valido per tutte le attività psichiche. E' vero che l'istinto è una manifestazione vitale misteriosa e di carattere sia psichico che fisiologico. Appartiene alle funzioni più conservatrici della psiche ed è difficile se non impossibile modificarlo
.
Dice Jung che i disturbi di natura patologica e inerenti l'adattamento -le nevrosi ad esempio - vanno spiegati più con l'atteggiamento del paziente nei riguardi dell'istinto che con una modificazione di quest'ultimo. Le forze motrici della nevrosi derivano da ogni sorta di caratteristiche congenite e di influenze ambientali e insieme producono un atteggiamento che rende una condotta di vita poco soddisfacente  agli istinti.     
Quindi per tornare alla ipotesi iniziale di Jung, egli sostiene che non è l'istinto sessuale ma una "energia in sé neutra" che spostandosi verso, tendendo a, è responsabile della formazione di simboli.
Jung si rifà al concetto espresso da von Grot, forse il primo a parlare di una energetica psichica, e userà alcune sue formulazioni:  Le energie psiche sono quantità e grandezze analoghe alle energie fisiche; esse sono reciprocamente trasformabili l'una nell'altra, in quanto forme diverse del lavoro psichico e della potenzialità psichica; possono essere trasformate in energie fisiche e viceversa grazie all'intervento dei processi fisiologici. Gli eventi psichici possono essere considerati da due punti di vista: Meccanicistico puramente causale e  Energetico  -  finalistico che tende a un fine.                      
Secondo il pdv meccanicistico un evento è conseguenza di  una causa; sostanze immutabili modificano i loro rapporti reciproci seguendo i principi delle leggi costanti; la sostanza si muove nello      spazio.
Il pdv energetico afferma che per comprendere l'evento psichico bisogna partire dalla conseguenza per arrivare fino alla causa: alla base delle modificazioni e sotto i fenomeni, c'è energia che si mantiene costante e che conduce entropicamente ad uno stato di equilibrio generale.            
L'Energia ha un decorso e segue una direzione definita (fine), non va concepita come una sostanza che si muove nello spazio; è un concetto astratto preso a prestito dalla teoria delle relazioni di moto, afferma che alla base non ci sono sostanze ma le loro relazioni.
 Siccome è impossibile pensare che una medesima concatenazione di fatti sia insieme causale e finale, dobbiamo attenerci al concetto che i principi interpretativi sono modi di concepire le cose,
vale a dire, i fenomeni propri dell'atteggiamento psicologico dei differenti studiosi. Perciò ogni fenomeno permette sia una interpretazione meccanicistico-causale, sia una interpretazione energetico-finale. Energia fisica, psichica sono entrambe legittime.        
La nostra psiche possiede un sistema di valutazione detto sistema di valori psicologici - oggettivi e soggettivi - e sono valutazioni quantitative energetiche. Nell'esperienza l'energia è sempre specifica come Moto e Forza quando è attuale; come situazione o condizione quando è potenziale.
Quando è attuale, l'energia appare nei fenomeni dinamici della psiche (pulsione, desideri, volontà, affetto, attenzione, capacità  di lavoro, ecc); quando è potenziale, l'energia appare nelle specifiche conquiste, possibilità, disposizioni, atteggiamenti ecc. che sono appunto condizioni.
Nei suoi studi Jung non finirà mai di sostenere che per comprendere la psiche e il suo funzionamento è necessario riconoscere che la psiche si configura sempre come una totalità composta di parti interrelate. Tuttavia tale concetto non esclude assolutamente la relativa indipendenza  delle    parti .
Queste componenti indipendenti della psiche mostrano una propria spontaneità che Jung chiamerà Complessi Autonomi.
Spero di avere risposto a tutti i quesiti posti.
Dr.ssa Donatella Steck

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